A Research Paper By Cristina Ficetti, Life Coach, ITALY
Voi occidentali, avete l’ora ma non avete mai il tempo. (Gandhi)
Poco tempo fa mi imbattei, quasi per caso, nel termine “Hurry Sickness”. Leggevo svogliata un articolo che sembrava parlare dell’ennesima problematica dell’età contemporanea di cui non ci si vuole fare necessariamente carico di lunedì mattina, fino a quando non ne lessi la prima definizione:
Un modello di comportamento caratterizzato da continua fretta e ansia2
e poi una seconda:
Un malessere in cui una persona si sente cronicamente a corto di tempo, e quindi tende a svolgere ogni compito più velocemente e ad agitarsi quando incontra qualsiasi tipo di ritardo3
Eccomi lì, cellulare in una mano, agenda con ennesima to do list settimanale nell’altra, in una sala d’attesa in cui non ero in grado semplicemente di attendere a riconoscermi nella definizione di quella che veniva definita addirittura malattia e a cui come tale, corrispondeva una vera e propria sintomatologia.
E´ vero, era un periodo della mia vita in cui ero sempre di corsa, ero stanca, i tasks si accumulavano, avevo tutto sul piatto e tutto con la stessa importanza… Eppure pensavo fosse normale! D´altronde siamo sempre tutti impegnati e di corsa, no? Ebbene sì…ero malata di Hurry Sickness!
Così mi ritrovai ad indagare affascinata sul tema sia per un diretto interesse personale, ma soprattutto con lo sguardo da coach. Quale poteva essere il ruolo del coaching? Ed io da coach, cosa potevo in primis fare nella mia vita per ritrovare il giusto ritmo? Quali sintomi potevano eventualmente essere trattati in un percorso di coaching, e come?
Più leggevo e più mi rendevo conto che il coaching aveva un ruolo fondamentale che andava a toccare davvero il cuore di questa malattia e potenzialmente ne era la CURA!
Che Cosa Si Intende per Hurry Sickness
Il termine Hurry sickness è stato coniato per la prima volta da Meyer Friedman nel libro “Type A Behavior And Your Heart “ un cardiologo famoso per aver teorizzato che le personalità di tipo A, perennemente ansiose e di corsa, sono più inclini all´infarto. Coniò questo termine spiegando che i suoi pazienti a rischio cardiovascolare mostravano “un assillante senso di urgenza”. E si trattava degli anni 50!
La “malattia della fretta” sembra essere una particolare forma di stress in cui le persone sono talmente abituate a correre che finiscono per sentirsi obbligate a farlo anche quando non è necessario. Essendo una forma di stress può facilmente portare alla malattia vera e propria.
Se state sospettando di soffrire di mal di fretta – occasionalmente o cronicamente – ecco alcuni sintomi per chiarire le idee:
- Muoversi da una fila all’altra perché sembra più corta o più veloce.
- Multitasking al punto di dimenticarsi un task. 4
- Eseguire spesso calcoli di tempo nella propria testa per vedere se è possibile inserire un altro compito.
- Scorrere continuamente la lista delle cose da fare nella propria testa per assicurarsi di non aver dimenticato nulla. 5
ma per fare un’analisi ancora più profonda eccone altri tratti dal libro “The Ruthless elimination of Hurry” di John Mark Comer:
- Irritabilità : Ci si arrabbia, innervosisce facilmente anche per le piccole cose.
- Ipersensibilità : Basta un commento a scatenare una reazione emotiva eccessiva. In base alla personalità può sfociare in rabbia, ansia o stanchezza.
- Irrequietezza: anche quando si fa una pausa, non si riesce a riposare. Il proprio corpo e la propria mente sono perennemente in stato di agitazione.
- Incapacità´ di fermarsi: Non si sa quando fermarsi o, ancora peggio, non si è in grado di fermarsi. Che si tratti di pulire casa e riordinare o pensare al lavoro.
- Insensibilità emotiva: Non si è in grado di sentire se stessi e gli altri. Non si prova empatia.
- Mancanza di priorità: Ci si sente disconnessi dalla propria identità e valori. Si è perennemente tirati dalla tirannia dell’urgenza e non dall’importanza. La vita è reattiva e non proattiva.
- Mancanza di cura: Non si ha tempo per azioni di cura come dormire a sufficienza, cucinarsi un pasto sano, fare sport.
- Comportamenti evasivi: Quando si è troppo stanchi per fare quello che ci fa stare bene ed è allineato a noi ci si tuffa nella prima distrazione possibile che sia Netflix oppure un social media.
- Isolamento: Ci si sente disconnessi da se stessi ma anche dagli altri e non si è in grado di donare la propria presenza quando si è in compagnia, ma si è perennemente distratti.
- Mancanza di spiritualità: inteso come incapacità di connettersi ad un livello superiore.
Nel leggere questo elenco credo sia capitato a tutti di identificarsi se non in tutti, in gran parte dei sintomi sopracitati. Inoltre è facile riconoscere come una serie di sensazioni, stati d’animo e azioni caratterizzino molti dei clienti in un percorso di coaching.
Si toccano temi come identità, valori , intelligenza emotiva e presenza che spesso emergono in molte sessioni di coaching.
Ma per riuscire ad andare più a fondo è necessario capire le radici della Hurry Sickness, capire come mai si manifesta nella forma sopra citata proprio oggi e soprattutto sembra destinata a diventare epidemica più di quanto già lo sia se non si attua un cambiamento.
Storia Della Fretta
«Maledicano gli dei colui che per
primo inventò le ore
e collocò qui la prima meridiana.
Costui ha mandato in frantumi il
Il mio giorno di povero diavolo.
Quando ero giovane, infatti, l’unico
orologio era lo stomaco
assai più preciso e migliore di
questo aggeggio moderno.»
(Plauto – in Aulo Gellio -Notti attiche)
Nelle righe riportate qui sopra il commediografo romano Plauto si lamenta dell’introduzione dei primi sistemi di suddivisione del tempo adottati dai romani e che portarono nel 274 a.c. all’utilizzo del sistema delle 24 ore. Il primo orologio meccanico venne però inventato nel dodicesimo secolo dai monaci per radunare il monastero alla preghiera ma a livello storico si concorda che un passaggio fondamentale nella relazione uomo-tempo si ebbe con l’installazione del primo orologio pubblico nel 1370 a Colonia, Germania.
Bisogna ricordarsi che prima dell´orologio e dell´invenzione del tempo artificiale il tempo era naturale e dettato dal ciclo del sole e delle stagioni. C´era un ritmo nel giorno e nell´anno , un ritmo che non conosceva fretta, precisione e produttività.
Come si evince dalla citazione riportata prima, con l’orologio, si è smesso di ascoltare il proprio corpo , diventando così più efficienti , ma più macchine, meno esseri umani.6
Un’altra scoperta che andò a sconvolgere ulteriormente i cicli naturali fu l’invenzione della lampadina da parte di Edison nel 1879 che ci permise di rimanere svegli dopo il tramonto. Sembrerebbe che prima di questa invenzione la media del sonno fosse di 11 ore mentre la media attuale in Italia è di circa 7 ore.
Nell’ultimo secolo la tecnologia ha cambiato ulteriormente la nostra relazione con il tempo, con l’introduzione, ad esempio, di dispositivi studiati con lo scopo di farci risparmiare tempo.
Basti pensare agli elettrodomestici, lavatrici e lavastoviglie fino ovviamente ai più recenti smartphone e computer.
Nel 1960 futuristi di tutto il mondo pensavano che nel breve futuro si sarebbe lavorato solo poche ore, si pensava che il problema sarebbe stato il troppo tempo libero. Ma sembra che sia successo esattamente l’opposto, come è possibile?
Arrivando più vicini a noi il 2007, come indicato nel libro “Thanks for being late, an optimist’s guide to thriving in the age of accelerations” di Thomas L. Friedman, fu l’anno di svolta nella rivoluzione tecnologica recente, indicato come l’inizio dell’era digitale. Anno in cui venne presentato il primo iPhone, fu lanciata Android da parte di Google, grazie alle nuove tecnologie la capacità di archiviazione dei dispositivi esplose, si iniziò a lavorare sui Bitcoin, è stato immesso sul mercato il kindle di Amazon e molto altro ancora…
Questa rivoluzione digitale ha decisamente cambiato la nostra vita, e non solo per il meglio. Numerosi studi stanno infatti valutando gli effetti che le nuove tecnologie stanno avendo sulla società ́ed il modo in cui influenzano le nostre vite.
Alcuni di questi stanno dimostrando come il nostro modo di assumere informazioni stia cambiando, la nostra capacità di concentrazione e contemplazione stia diminuendo passando da circa 12 secondi nel 2000 a circa 8 secondi oggi…. quella di un pesce rosso è di nove!7
A questo quadro va ad aggiungersi che tutti i nuovi programmi, app, social media di intrattenimento sono studiati per creare dipendenza ed andare ad esporre vulnerabilità nella psicologia umana e saziare il quasi infinito appetito di distrazioni umano.8
La nostra attenzione è quindi assaltata continuamente, richiamata, frammentata…come indica la ricercatrice di Microsoft Linda Stone una continua attenzione parziale è diventata la normalità.
Ma senza attenzione , non può esserci consapevolezza.
Un ultimo aspetto da non sottovalutare, è un cambiamento culturale avvenuto negli ultimi decenni riassunto oggi con acronimi come FOMO ( Fear of missing out ) e YOLO (You only live once) indicatori di una necessità´ di farci stare tutto, sapere tutto, esperienziare tutto non vedere i nostri limiti e l’esistenza di spazio e tempo…avvicinarsi ad essere quasi degli dei.
In sintesi dopo secoli di lenta e graduale accelerazione negli ultimi decenni siamo arrivati ad una crescita esponenziale e forse al suo picco massimo.
IL Ruolo Del Coaching E la Cura
L ́amore ha una sua velocità, una velocità interiore, una velocità spirituale . E´ una velocità ́diversa dalla velocità´ tecnologica di cui siamo abituati. Three mile an hour God Kosuke Koyama
Nel leggere la definizione di Hurry Sickness la soluzione sembrerebbe facile : avere più tempo!
Ma cosa faresti se avessi più ́tempo? Ecco un estratto della mia lista personale: farei volontariato, ballerei di più, imparerei una nuova lingua ed a suonare la chitarra, viaggerei…molto! Lo riempirei con attività bellissime, ma credo che dopo poco mi ritroverei esattamente da capo…a rincorrere, a cercare di farci stare di nuovo tutto!
La Realtà
Un primo passo per ritrovare un ritmo sostenibile passa attraverso l’accettazione che tutto non ci sta, non si possono leggere tutti i libri, ascoltare tutti i podcast, conoscere tutti gli ultimi trend…bisogna scegliere! E´ necessario riconoscere che abbiamo dei limiti fisici, di personalità, di educazione e che il maggior limite che tutti condividiamo è sicuramente il tempo. Non importa se si è il CEO di una grande azienda, un impiegato oppure uno studente universitario. Tutti abbiamo a disposizione 24 ore, come utilizzarle è una nostra scelta e responsabilità.
In un percorso di coaching trovo quindi fondamentale partire da un’analisi onesta di quella che sia la realtà ́del cliente, invitandolo ad analizzare i propri limiti e potenzialità, ma soprattutto a comprendere anche in quale fase della propria vita si trovi. Aiuta a prendere in mano le carte, a guardarle prima di decidere come giocare, ad acquistare uno sguardo oggettivo del proprio mondo liberato dalle proprie convinzioni oppure da aspettative e condizionamenti esterni.
Il ruolo del coach in questa fase è quello di creare il terreno dove poter fare avvenire questo tipo di lavoro, creando fiducia ed accoglienza e soprattutto essere spinti dalla curiosità di conoscere il mondo che il cliente porta con sé nell´apertura totale ed in assenza di giudizio. Fare un passo indietro, lasciare spazio e porre l’attenzione nel cercare di individuare pattern che indichino processi o pensieri non autentici con lo scopo di smascherarli e riconoscerli.
Il Purpose / Intento
Nel vivere reagendo e non in modalità proattiva, la sensazione che domina è la confusione e l’assenza di direzione. A lungo termine questa genera veri e propri squilibri emozionali e fisici che si possono tradurre in stanchezza fisica , senso di pesantezza, così come insensibilità emotiva. Questi sono solo alcuni aspetti e si ritrovano anche nella “malattia della fretta”. Spesso quel che manca è l´assenza di direzione, di quella spinta che genera slancio e motivazione spesso tradotta in purpose, intento, scopo di vita. Il coach deve riuscire ad individuare ed a dare luce agli aspetti che , durante il coaching, portano esattamente l´effetto opposto ovvero leggerezza, energia, fuoco nel cliente. Per fare questo è necessario essere presenti, ascoltare attivamente e spesso utilizzare l’intuito per individuare i cambi di energia che si nascondono in piccoli gesti ed espressioni. Nella fretta ci si dimentica del perché siamo vivi, nel coaching lo andiamo a riscoprire. A volte questo concetto assume significati anche spirituali, ma declinato nella quotidianità può assumere ad esempio le forme di una pianificazione annuale che tenda a qualcosa di più grande, che tenga viva la fiamma e la alimenti.
I Valori
Si è parlato della necessità di dover scegliere tra le milioni di possibilità che il mondo contemporaneo ci offre…Ma come scegliere?
Stephen Covey nel libro “I sette pilastri del successo” scrive : “raggiungiamo una pace interna quando la nostra routine è allineata ai nostri valori”. Dagli anni 90 ad oggi il tema dei valori si è diffuso soprattutto a chi si avvicina ai temi della crescita personale. Non è però comune avere una chiara visione di quali essi siano e soprattutto ricordarci di prendere decisioni allineate a questi ultimi.
Nel coaching è fondamentale creare consapevolezza nel cliente su chi è e su cosa ha veramente importanza nella propria vita. Senza questo tipo di lavoro ogni scelta e azione successiva potrebbe risultare vana, non allineata e generare ulteriore frustrazione.
Questo processo avviene in sessione andando a esplorare importanza e significato nei temi e obiettivi delle singole sessioni e soprattutto nell’indagare i valori che il cliente porta nel percorso. Non è sempre immediato in quanto un valore spesso si nasconde dietro atteggiamenti rancorosi ed espressioni di rabbia o di insoddisfazione. Il coach, nell’invitare il cliente all’esplorazione del fatto che ha generato queste sensazioni, può ́eventualmente portare alla luce un valore. Un’altra possibilità ́è proporre veri e propri esercizi finalizzati alla scoperta della propria rosa dei valori. Nella mia esperienza, questo tipo di esercizi, va sempre adattato alla personalità ed al momento in cui si trova il cliente, senza creare pressione, invitando alla curiosità della scoperta, ricordando di abbandonare il perfezionismo ma esplorare i risultati in modo leggero e giocoso.
Una volta trovati, sperimentati e spesso anche cambiati nel tempo, i nostri valori diventano la guida nelle scelte della nostra vita ed anche il metro di misura della nostra soddisfazione.
Un processo in cui i valori giocano un ruolo fondamentale e che aiuta ad affievolire la sensazione di urgenza caratterizzante l´Hurry Sickness e´ la semplificazione della propria vita attraverso un vero è proprio lavoro di Decluttering.
Minimalism is the intentional promotion of the things we most value and the removal of everything that distract us from them. Simplify: 7 Guiding Principles to Help Anyone Declutter Their Home and Life Joshua Becker
Nella definizione di minimalismo riportata qui sopra si promuove l’eliminazione di tutto ciò che ci distrae da quello che e ́importante anche in termini materiali. Un esercizio utile da fare ogni volta che si acquista qualcosa oltre a chiedersi se porterà valore aggiunto nelle nostre vite è chiedersi non solo il costo effettivo ma anche il costo in termini di tempo: Quanto tempo mi costerà?
Riconnettersi
Hurry is not a disordered schedule, is a disordered heart. John Ortberg
La potenza del coaching in caso di Hurry Sickness è la capacità di far fermare, creare una pausa, mettere un punto. In molte sessioni si riporta la sensazione che il tempo si dilati, ed effettivamente spesso è così.
When you press the pause button on a machine, it stops. But when you press the pause button on human beings they start. Dov Seidman
Il semplice partecipare alle sessioni di coaching permette al cliente di riservarsi nella settimana tempo di valore. A volte basta l’essersi presi questo spazio per ricordarsene l’importanza e accendere la volontà di introdurlo nuovamente nelle proprie vite con regolarità e costanza. Spesso si traduce in ricerca di solitudine e silenzio, elementi che non coesistono con la fretta e con lo stile di vita odierno. Pratiche di mindfulness spesso vengono associate al soddisfacimento di questo bisogno e diventano veri e propri piani d’azione nelle sessioni di coaching. Sono momenti di valore immenso che ricaricano, tranquillizzano e aiutano a connetterci ed ascoltare in profondità.
Per creare questi spazi ci vuole però intenzionalità e progettualità, non “accadono” ed il ruolo del coach è di accompagnare il cliente nella creazione di un piano d´azione intenzionale e nel quale il cliente si prenda la responsabilità di attuarlo con le giuste risorse.
Un altro modo per riconnettersi, grazie al coaching, è ritrovare il Focus, riportare l’attenzione da fuori a dentro. Come citato in precedenza non esiste consapevolezza senza attenzione. Nella sessione è possibile ritrovare attenzione senza distrazioni, ed attraverso le domande del coach una nuova consapevolezza di sé. Una consapevolezza anche emotiva, di sensazioni che non si “aveva il tempo” di ascoltare e identificare ma che portano messaggi importanti.
Ridare Valore Al Tempo
La nostra vita è il prodotto del nostro stile di vita, inteso come i ritmi e le routine che costituiscono l’esistenza quotidiana. Per questo ci vuole una certa disciplina per la creazione di abitudini allineate ai nostri obiettivi e valori. In questo modo avremo la sensazione che il tempo nelle nostre vite riacquisti di significato. Il raggiungimento di questa disciplina lo vedo nel compimento di un percorso di coaching di successo, nel quale il cliente abbia raggiunto il proprio obiettivo, abbia una maggiore consapevolezza di sé e soprattutto abbia fatto suoi gli strumenti del coaching in grado di sostenerlo nella sua quotidianità.
References
Photo by Roy Muz
John Mark Comer, The Ruthless Elimination of Hurry. How to stay emotionally healthy and spiritually alive in the chaos of the modern world.” (2019, Hodder & Stoughton).
https://www.psychologytoday.com/us/blog/the-time-cure/201302/hurry-sickness
Sword and Zimbardo, “Hurry Sickness”.
https://www.healthline.com/health/mental-health/hurry-sickness#symptoms
John Mark Comer, The Ruthless Elimination of Hurry. How to stay emotionally healthy and spiritually alive in the chaos of the modern world.” (2019, Hodder & Stoughton).
McSpadden, Kevin. “Science: You Now Have a Shorter Attention Span than a Goldfish.” Time, 14 May 2015, time.com/3858309/attention-spans-goldfish.
Aldous Huxley, “ Brave New World Revisited” ( 1958, New York, HarperCollins).